giovedì 4 novembre 2010

l’ELEZIONE del POPOLO EBREO


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un medico legge la bibbia: MEDIBIBBIA



13. cap. l’ELEZIONE del POPOLO EBREO

Si può affermare che Dio ha prediletto il popolo Ebreo?
Come mai Egli, che è giusto e quindi imparziale, ama un popolo più di un altro?

Qualche inverno fa – allora (1999) vivevo ad Augsburg – prima di Natale, non riuscivo a mettere da parte la questione della elezione del popolo Ebreo.
Come mai Dio, che è giusto e quindi imparziale, ama un popolo più di un altro?
Ebbene, un giorno, all’uscita della chiesa di Sant’Antonio – rivedo la scena come se fosse oggi – mi parve di aver trovato la soluzione, proprio mentre passavano due giovani ebrei con il tipico copricapo che li distingueva dagli altri. Mi avvicinai subito a loro per chiedere come avrei potuto parlare con il rabbino che, a non farlo apposta, era il padre di uno dei due, per poter confrontare con lui le mie teorie.
Così per prepararmi al colloquio e per mettere giù qualcosa di scritto, tanto per uscir dal vago, ricordandomi di una mia vecchia compagna d’università, imbastii una lettera finta, che avrebbe potuto spiegare meglio il mio pensiero, più di tante discussioni e, quando incontrai il rabbino gliela presentai, per introdurre il mio parlare.
Quegli la lesse fino in fondo, alzò lo sguardo verso di me, lo riabbassò sulla lettera, si fermò a pensare, la rilesse di nuovo, quindi la piegò in quattro e se la mise in tasca, poi con un benevolo sorriso e con un gentile saluto mi congedò senza spiccicare commento.
Io andai via riflettendo sulla mia questione e così dicevo tra me e me: "Pensandoci bene, una elezione non ne esclude altre". Infatti l’affettività è sempre personale: il popolo eletto è stato veramente scelto, ma non nel senso che è il primo, come se gli altri fossero stati solo secondi, bensì che è stato amato personalmente – come personalmente, oppure realmente, ma sempre in un modo divino, ogni creatura è amata da Dio – e non genericamente ed alla rinfusa o, per così dire, in un modo standard e senza distinzione. 
Ora sarà difficile che Sant’Antonio mi faccia trovare di nuovo numerosi figli di rabbini davanti alle porte delle sue chiese, eppure quando lessi la stessa lettera, in un’altra occasione, ad un famoso teologo cattolico, egli la giudicò un’idea geniale, così per non perderla per strada la ricopio qui, caso mai qualcuno se ne volesse servire. Se poi chi la leggerà vi troverà una soluzione al problema dell’elezione del popolo Ebreo, penso che rimarrà contento come lo sono stato io, accorgendosi che, alla fin fine, il Signore ha un numero talmente infinito di predilezioni possibili per tutti i popoli della terra, che non è assurdo pensare che non ne abbia una anche per ciascuno di noi.
Siamo tutti in attesa.
Permetta che mi rivolga a lei (al rabbino cui mi ero presentato) con una istanza, alla quale, a mo’ di spiegazione, devo far precedere l’esposizione di un ricordo personale.
Io avevo una compagna di scuola che era ebrea e avrei voluto fare a lei gli auguri di Natale, come si facevano a tutti gli altri, ma non sapevo come.
Oggi, invece le scriverei così.
Carissima E.
Tra poco è Natale e i cristiani celebrano la loro festa con gioia.
Ho pensato se ci fosse un modo per fare gli auguri anche a te.
Sono andato indietro nei tempi è mi sono fermato a considerare l’elezione del popolo Ebreo.
Alle volte le circostanze ed i ragionamenti umani ce la fanno apparire meno importante di quello che effet-tivamente essa è, sia perché la mettiamo a confronto con il destino degli altri popoli, sia per un certo sentimento di invidia, mal celato.
Ma nessuno di noi, credo, può capire del tutto la sua importanza.
Essa è una predilezione del Cielo, una grazia speciale, che non può essere diminuita con dei paragoni. Rappresenta una Sua scelta che si deve considerare in ordine alla venuta del Messia e, attraverso di essa, una atto del suo amore per tutta l’umanità.
Anche se, come cristiano, io credo che questo sia già avvenuto, tuttavia il compimento messianico in me e nel mondo è ben lontano dall’essere completato.
Gli Ebrei anche oggi con la loro elezione sono la testimonianza viva della promessa, che questo avverrà in modo definitivo e perfetto, loro danno voce alla preghiera dell’umanità, che si ripete nei secoli, affinché possa adempiersi in modo definitivo e completo.
In questo senso si capisce anche l’immane sofferenza di un popolo che attende una giustizia inappagabile, che mai può essere soddisfatta da qualsiasi indennizzo, se non con lo sbocciare del Virgulto di Davide, e che rappresenta le ansie di ciascun uomo e di tutti i popoli della terra, anche oggi.
Ecco, in questo senso, mi sembra bello vivere nella speranza dell’attesa e poter gioire nella certezza della promessa con i miei amici Ebrei, e poter fare a te, e per mezzo tuo a loro, i miei auguri, proprio in questo tempo, che sembra così adatto per farci aspettare il Messia.
Ti prego di accettare i miei sentimenti con benevolenza.

Fin qui la lettera, ma non potrebbe essa rappresentare una premessa per una maggiore comprensione tra i membri delle due religioni?
Infatti, mentre oggi tra i credenti di fedi diverse si fa strada la necessità di una sorta di intesa unitaria, dall’altra probabilmente ci saranno sempre modi diversi per adorare l’Altissimo, ma quello che forse è più importante non è tanto come noi andremo da Lui, quanto non impedirGli di venire a noi tutti, di arrivare a tutte le genti, erigendo muri di divisione tra i fratelli di un’unica famiglia.
Se lei pensa che questi pensieri meritino una certa diffusione, esprimendo, anche solo con il silenzio, il suo consenso, mi terrò autorizzato a parteciparli anche ai miei amici della sua religione.

Per concludere: poiché il rabbino stette zitto, io mi ritenni autorizzato...

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